Pubblichiamo la traduzione integrale dell’intervista al filosofo e giornalista francese di fama internazionale, Alain de Benoist, fondatore del movimento culturale della “Nouvelle Droite”, da sempre critico della globalizzazione neoliberista e dell’Ue. Nell’intervista, pubblicata su Boulevard Voltaire, de Benoist analizza il fenomeno dei “gilet gialli”. Ampi stralci della seguente intervista sono stati pubblicati in data 03/12/2018 sul quotidiano Libero (Paolo Becchi).
In Francia, da una decina di giorni, imperversano i gilet gialli e sono numerosi i commenti al riguardo. Si tratta di un fuoco di paglia o di un movimento destinato a crescere? Una nuova jacquerie? Qual è la sua opinione?
Circa cinque anni fa, il 23 novembre 2013, sono stato intervistato sul movimento dei berretti rossi. Ho quindi richiamato l’attenzione sul fatto che “tutti i movimenti di protesta o di rivolta di una certa portata a cui stiamo assistendo oggi, nascono ai margini o lontano dai partiti e dai sindacati, i quali evidentemente non sono più in grado di incarnare e farsi portatori delle aspirazioni della gente”. E concludevo così: “Una sola parola d’ordine: berretti rossi ovunque!” Bene, eccoci qua: i gilet gialli di oggi sono proprio i berretti rossi di ieri che si espandono ovunque. Dopo anni e anni di umiliazione, impoverimento, esclusione sociale e culturale, è il popolo francese che ha semplicemente ripreso la parola. E che passa all’azione con una collera e una determinazione (ci sono già due morti e 800 feriti, più che nel maggio del ’68!) che la dicono lunga.
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